Un eleganza tutta da scoprire: Il Nero di Troia
L’Uva Nero di Troia è un vitigno pugliese di grande importanza, conosciuto anche con il nome Nero di Troia, in grado di dare vini di potente struttura e avvolgente profondità, anche se al giorno d’oggi è ancora troppo poco considerato.
Il termine “Nero”, si riferisce ovviamente al colore che è rosso rubino molto intenso, talvolta tanto intenso da sembrare quasi nero.
Tra le varie interpretazioni sulla sua provenienza, vogliamo citare la leggenda del mitico eroe greco Diomede.
Questa narra che una volta conclusasi la guerra di Troia, navigasse per il mare Adriatico fino a risalire il fiume Ofanto ed una volta trovato il luogo ideale, ancorasse la nave con delle pietre delle mura della città di Troia che aveva portato con sé come zavorra.
Sempre la leggenda vuole che Diomede per ricordo decise di portare con se alcuni tralci di vite che, piantati sulle rive dell’Ofanto, dettero origine all’Uva di Troia.
Una delle versioni più accreditate sull’origine del nome, rimane comunque quella del comune di Troia in provincia di Foggia, che è documenta dal fatto che già ai tempi di Federico II di Svevia si parlava del “corposo vino di Troia”.
Ma veniamo al giorno d’oggi!
Si tratta di un’uvaggio che è stato riscoperto e valorizzato da alcune aziende soltanto negli ultimi anni, perché considerato scarsamente produttivo. Questa caratteristica ne ha dettato la scarsa diffusione e conoscenza soprattutto negli anni dove le aziende tendevano ad anteporre la quantità alla qualità.
Prima veniva precedentemente utilizzato come vino da taglio per la produzione di altri vini, in virtù della sua capacità di conferire più colore e più struttura ai blend. Il Nero di Troia è conosciuto infatti per la sua Tannicità.
La difficoltà nel produrre un vino di alta qualità, sta nel vinificare con estrema professionalità e riuscire a gestire questi grappoli i cui acini si presentano abbastanza grandi e con una buccia molto spessa.
La vinificazione va svolta “ad arte” per riuscire a fare un vino bilanciato e al contempo coinvolgente, che abbia il giusto rigore e non sia mai troppo tannico o alcolico.
Infatti nuovi metodi di lavorazione sono volti a esaltarne la fruttuosità e ammorbidire i tannini e il recupero della varietà del vitigno sembrano condurre sulla strada giusta per una profonda riscoperta di questa varietà di uva davvero strepitosa
Per smussare la sua tannicità ha solitamente bisogno di un processo di breve o medio invecchiamento prima di essere inserito in commercio, preferibilmente mediante l’affinamento in legno.
Nella versione della cantina D’alfonso Del Sordo da noi selezionata Il “Casteldrione” Nero di Troia 2019 – D’Alfonso Del Sordo, al palato presenta un tannino rotondo e vellutato, grazie anche ad un passaggio di 6 mesi in barriques di rovere dove precedentemente viene affinato il Cru dell’azienda “Guado San Leo” e solitamente possiede sentori di amarena, piccoli frutti rossi ed è leggermente speziato e denota tannini eleganti.
La versione più strutturata e Cru dell’azienda, il “Guado San Leo” Nero di Troia 2015 – D’Alfonso Del Sordo viene invece affinato in barriques nuove di rovere Alliers per almeno 12 mesi e presenta note più accentuate verso lo speziato e confetture di frutta rossa con un tannino ben bilanciato ed avvolgente.
Oggi, con le nuove pratiche di vinificazione ed il giusto invecchiamento in legno rendono il Nero di Troia una varietà eccezionale che da luogo ad un prodotto che si presenta elegante sia come vino giovane, sia come vino adatto all’invecchiamento.