Raboso del Piave: un vino che sa raccontare la storia
Il Raboso è uno tra i vitigni più tipici della DOC Piave, un vino quasi estremo, e forse per questo lasciato in disparte, perché intimorisce per la sua natura forte.
È un vino dalla forte acidità, dal tannino piuttosto irruento e si dice che sia un ‘vin rabbioso’- come vuole l’etimologia – o un ‘vin da grisoi, ossia che fa venire i brividi quando lo bevi. Negli aneddotti popolari si afferma che, per degustarlo, servivano tre uomini: uno dal forte carattere, in grado di convincere una secondo persona a berlo e una terza che sorregga chi l’ha bevuto.
Ha scritto delle pagine importantissime nel territorio del Piave, e ha più di 500 anni di storia documentata. Nel 1500 Angelo Beolco, della corte della regina Cornaro cantava una delle sue canzoni citando il Raboso come un “vin sgarboso”. Il vino è sempre stato molto apprezzato nella zona e sicuramente fu uno dei vini più richiesti fino al 1500 a Venezia, poichè portato nelle navi non deperiva, a differenza degli altri vini. Anche Jacopo Agostinetti nelle sue memorie scrive:
“Qui nel nostro paese, che per lo più si fanno vini neri per Venetia di uva nera che si chiama recandina, altri la chiamano rabosa per esser uva di natura forte….”
Oggi il Raboso non è così forte come una volta, sono cambiati i gusti e il vino è diventato più morbido. Con la conoscenza di oggi e con tutto quello che si fa in campagna si può portare a una maturazione dove il tannino e l’acidità sono smussati e l’affinamento prolungato riesce a dare dei grandissimi risultati. Infatti la vite del Raboso, è la prima a germogliare e l’ultima a essere raccolta: la vendemmia avviene in autunno inoltrato.
Sicuramente Il Raboso non è un vino per tutti ma è un vino che sa raccontare la storia, come ci dice Giorgio Cecchetto, che lo produce.
E tu? Hai mai assaggiato il Raboso? Scoprilo qui insieme agli altri vini selezionati da Bacco Minore.