Vitigni minori italiani: rari, antichi e preziosissimi

21 Maggio 2022

STAFF

L’Italia è il paese al mondo con la maggior varietà, in fatto di vitigni coltivati. Potendo contare su vitigni internazionali e autoctoni, ogni regione può davvero esprimere in modo unico la propria vocazione vitivinicola.
Meno conosciuti, e a volte anche un po’ snobbati, a questa ricchezza si aggiungono i così detti vitigni minori, ovvero qualità di uva che, per vari motivi, spesso di ordine economico e pratico, sono state relegate ad un ruolo di secondo piano, venendo coltivate sempre meno.

Attenzione, abbiamo detto minore riferendoci alla quantità e alla superficie vitata che occupano ma non alla loro importanza.
Come nelle fiabe, il Principe Azzurro compare solo alla fine, ma salva la principessa, così i vitigni minori, coltivati in zone limitate, hanno un’importanza enorme nel rappresentare l’identità di un territorio.

Vitigni minori: cosa sono?

L’Italia può contare su un patrimonio etnografico immenso.
Ogni regione può fregiarsi della produzione di vini unici proprio perché ha a disposizione una varietà di vitigni sconfinata.
Sangiovese, Trebbiano, Greco e Barbera sono tra i vitigni più coltivati, ma la viticoltura italiana offre molto di più.
Ci sono i vitigni autoctoni, che crescono solo in piccole zone o che, pur essendo coltivati anche altrove, in determinati territori, si esprimono in modo unico, ma ancora non è tutto.
I vitigni minori sono un mondo da scoprire, proprio perché spesso sono poco conosciuti, anche se, da sempre, rappresentano la vera anima vitivinicola e la ricchezza, in termini di biodiversità, di una determinata zona.

Minore a chi? L’aggettivo minore, accanto al sostantivo “vitigno” può trarre in un pericoloso inganno.
In questo caso, infatti, “Minori” non è utilizzato con accezione riduttiva, ma semplicemente sta ad indicare il loro attuale scarso impiego nella coltivazione e nella vinificazione. Si tratta di vitigni che, un tempo anche molto diffusi, oggi sono diventati una rarità, ma non certo per la loro scarsa qualità, tutt’altro.

La maggior parte di queste uve non è stata semplicemente più ritenuta un investimento conveniente, per via della bassa resa, della scarsa resistenza a batteri o parassiti, dei costi di produzione o perché non più rispondenti ai gusti del mercato.

Minore, dunque, è solo la superficie di suolo italiano su cui sono coltivati, che noi abbiamo, per convenzione, voluto stabilire entro i 1500ha, ma l’interesse che questi vitigni destano è testimoniata chiaramente dall’attenzione che molti vignaioli e consumatori stanno riportando a loro.

I vitigni minori che fanno più buono il vino italiano

Un viaggio alla scoperta dei vitigni minori può essere uno spunto per girare la Penisola a caccia di tipicità.
A ben vedere, la storia di questi vitigni segue un copione quasi standard.
Leggendo le singole storie dei vitigni minori, infatti, si trova sempre un’uva molto coltivata che, con l’arrivo della Fillossera o con l’avvento di un’imprenditorialità illuminata, viene gradualmente abbandonata, a favore di qualità più produttive o economicamente più vantaggiose e che, dopo gli anni Sessanta, spesso per opera di viticoltori visionari, viene riscoperta.

Alcuni vitigni minori vengono vinificati in purezza, mentre altri fanno da spalla a vitigni più celebri in blend in cui la loro presenza è comunque di primaria importanza.

Da nord a sud, scoprire i vitigni minori significa conoscere persone, territori, culture, tradizioni e gusti unici.
Ti piace la psicologia? Allora resterai a bocca aperta, quando noterai che il carattere di quei vitigni, spesso, rispecchia quello di chi li coltiva. Ti piace l’avventura? Allora apprezzerai l’aspetto eroico di alcuni vitigni, spesso coltivati ad alta quota, in spazi angusti e a temperature estreme. Sei un inguaribile romantico? Allora noterai che, spesso, sono amore e passione a spingere un viticolture a dedicare la vita ai vitigni minori.
Scegli il tuo genere e immergiti nella scoperta di questi gioielli della viticoltura italiana!